Nardò: mare, storia e architettura tra le bellezze del Salento

Nardò: mare, storia e architettura tra le bellezze del Salento

Nardò, gemma nel Salento, racchiude una storia ricca e affascinante. Con circa trentamila abitanti, la città trae il suo nome dall’illirico “nar” (acqua), in riferimento a una falda acquifera locale. Attraverso insediamenti fin dal paleolitico, Nardò ha vissuto diverse dominazioni, dai Romani ai Bizantini, dagli Angioini alla Carboneria.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città svolse un ruolo importante nell’ospitare oltre centomila ebrei sfuggiti ai nazisti. Le architetture religiose, come la cattedrale di Santa Maria Assunta e la chiesa di San Domenico, narrano la sua storia. Tra le strutture civili e militari, il Teatro Comunale, il Sedile e il castello Acquaviva mettono in evidenza arte e difesa dei confini. Esploriamo la storia e l’architettura di questa caratteristica città salentina.

Nardò: posizione geografica e origine del nome

Nardò si trova nella zona sud-ovest della provincia di Lecce. Ospita circa trentamila abitanti ed è ricca di storia e architettura. Include un tratto della costa ionica del Salento, e proprio l’acqua ha dato vita al nome della città.

Nardò, infatti, deriva dall’illirico “nar”, che significa appunto acqua, in riferimento a un’antica falda acquifera presente nel territorio. È possibile vedere uno zampillo d’acqua anche sullo stemma cittadino.

La storia travagliata della città

Gli studi archeologici hanno permesso di scoprire insediamenti già nel paleolitico, anche se come centro abitato bisogna spostarsi al VII secolo a.C. Nel 269 a.C. venne conquistata dai romani, interessati al porto, e divenne un “municipium”. Dopo la caduta dell’Impero romano, è passata in mano bizantina per cinquecento anni, subendo un’influenza in diversi campi.

In seguito, arrivarono le dinastie medievali degli Angioini e il feudalesimo, che oppresse la città sotto il dominio della famiglia Acquaviva. Nel 1810 si sviluppò in città il fenomeno della Carboneria, soprattutto con la setta della Fenice Neretina. Negli anni successivi si verificarono vari scontri tra i Carbonari e i Borbone.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Nardò svolse un ruolo molto importante. Gli Alleati decisero di ospitare nella frazione di Santa Maria al Bagno oltre centomila ebrei scampati alla furia nazista e diretti verso lo Stato di Israele.

Molti edifici vennero riqualificati e modificati per esigenze di culto e di vita di queste persone. Nel 2005, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì a Nardò la medaglia d’oro al merito civile.

Le architetture religiose

Nardò, così come quasi tutte le città italiane, è ricca di architetture religiose. Sono ancora oggi visitabili e rimangono una testimonianza fisica della sua storia e dell’influenza dei vari popoli.

L’edifico principale è la cattedrale di Santa Maria Assunta, sorta sull’antica chiesa basiliana di Sancta Maria de Nerito. I benedettini ottennero il possesso del luogo nel 1055, in seguito alla conquista dei Normanni. Trent’anni dopo si decise di costruire una nuova basilica.

È strutturata in tre navate, divise da due ordini di archi a tutto sesto e a sesto acuto. Sulle pareti è possibile osservare l’antichissima tecnica pittorica dell’affresco raffigurante San Nicola, Cristo in trono che benedice alla greca, Vergine con il bambino, Sant’Agostino, Madonna delle Grazie.

Tra le varie altre chiese, merita particolare menzione quella di San Domenico. La chiesa fu costruita per l’ordine domenicano tra il 1580 e il 1594 da Giovanni Maria Tarantino e Giovanni Tommaso Riccio. Una parte della struttura crollò in seguito a un violento terremoto, ma fu poi restaurata. Molto particolare è la facciata, realizzata in due diversi momenti e divisa in due parti, superiore e inferiore, raffiguranti diversi soggetti artistici e religiosi.

Le architetture civili e militari

Per quanto riguarda le architetture civili, di più recente costruzione è il Teatro Comunale di Nardò. Fu inaugurato nel 1909 con la messa in scena dell’opera Mefistofele di Arrigo Boito. Dopo numerose rappresentazioni, venne ristrutturato di recente per rispettare le norme di sicurezza.

Molto caratteristico è il Sedile, costruito insieme all’Università neretina. Risale alla metà del XV secolo, voluto dalla famiglia Acquaviva. È di impianto rinascimentale, con arcate a tutto sesto e un’influenza rococò nella parte superiore. Qui è possibile ammirare la statua di San Gregorio Armeno, di San Michele Arcangelo e di Sant’Antonio da Padova. Tra le altre strutture, meritano di essere visitate la Torre dell’Orologio, il Palazzo dell’Università, Palazzo Chiodo, Palazzo De Pandi, Palazzo Personè e il Palazzo Vescovile.

È consigliabile anche la visita alle masserie presenti in città, un tempo utilizzate sia come strutture protettive che produttive. La masseria Brusca è una delle poche ancora in attività oggi. Si occupa di agricoltura, allevamento e produzione di latticini. È abbellita da una piccola chiesa barocca e un giardino. La masseria Bellanova, invece, fu costruita per difendere le persone, i prodotti agricoli e il bestiame da incursioni e attacchi. Merita di essere visitata la masseria Carignano Grande, perché mostra molto bene il gusto della classe sociale del 1400.

Non mancano architetture militari, tra le quali la più importante è sicuramente il Castello Acquaviva. La sua costruzione risale alla metà del XV secolo e segna il passaggio dalla dominazione angioina a quella aragonese. È caratterizzato da un impianto quadrangolare cinto da mura e circondato da un profondo fossato. Ai quattro angoli si trovano altrettanti torrioni massicci a mandorla sporgenti.

Tutto l’edifico si sviluppava su quattro piani per un totale di circa cinquanta stanze. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, il castello fu notevolmente rimaneggiato per diventare residenza personale della famiglia Personè. La facciata, ristrutturata nel XIX secolo, presenta un motivo a bugnato molto caratteristico.

A Nardò trova spazio anche il mare, soprattutto nella frazione di Santa Maria al Bagno. Inizialmente era un piccolo borgo di pescatori, ma poi venne lentamente abbandonata. Solo sul finire del XIX secolo iniziarono a sorgere piccole residenze private, fino a contare i quasi mille abitanti odierni.

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