Galatina e la Taranta: danza tra storia e tradizione

Galatina e la Taranta: danza tra storia e tradizione

La città di Galatina è legata alla Taranta da una leggenda che narra dell’ospitalità dell’apostolo Paolo, il quale donò l’immunità dal veleno del ragno ai cittadini in cambio di accoglienza. Il tarantismo, fenomeno isterico legato al morso della tarantola, colpiva principalmente le contadine salentine. Per questo motivo venne introdotto un rituale terapeutico musicale imperniato sulla magia.

Galatina diventò nota per le “tarantate“, portate alla Cappella di San Paolo, ma la pratica poi decadde. Oggi, la tradizione sopravvive con gruppi che praticano la Taranta come ballo folkloristico. La rievocazione della Danza delle Tarantole il 29 giugno celebra l’incontro tra tradizione e presente a Galatina.

La Taranta e il tarantismo

Quello che lega la città di Galatina con la Taranta risale ad una leggenda. Si dice che l’apostolo Paolo, recatosi proprio in città, fu colpito dall’ospitalità delle persone. In cambio donò ai cittadini l’immunità dal veleno del ragno. Era sufficiente recarsi al pozzo e bere tanta acqua per guarire da eventuali punture.

Parlare di tarantismo equivale ad indicare un fenomeno isterico e convulsivo, tipico delle persone morse dalla tarantola. Si potrebbe assimilare all’epilessia in quanto a sintomi.

Colpiva soprattutto le contadine esposte quotidianamente ai pericoli della natura. Secondo la tradizione, per guarire da questa “malattia” era necessario sottoporre la vittima ad un vero e proprio rituale terapeutico. Si trattava di un’azione musicale, ritmica, vocale e artistica.

I sintomi, però, si ripresentavano ogni anno all’inizio dell’estate. Si doveva dunque procedere con questa “coreografia” finché non si fosse trovato il giusto equilibrio. Questo procedimento poteva durare anche diversi giorni. Lo strumento base di questi eventi musicali era il tamburello. Nel momento in cui partiva la musica, la donna avvelenata si dimenava sul pavimento, in un mix tra un ballo e un insieme di mosse confuse.

È qui che dicerie e verità si incontrano trovando terreno fertile. Il ballo sfrenato fino allo sfinimento era un modo per far uscire dal corpo della donna tutto il veleno. In effetti, il convulso movimento aumenta il battito cardiaco e stimola il rilascio di endorfine, che favoriscono l’eliminazione del veleno.

Galatina tra tradizione e presente

Il tarantismo è ampiamente diffuso nel Salento, in particolar modo a Galatina. Qui, fino a qualche anno fa, le “tarantate” venivano portate presso la Cappella di San Paolo.

Una volta giunte sul luogo, dovevano bere dell’acqua del pozzo, che veniva additata come “liquido miracoloso” in grado di guarire coloro che erano stati morsi da animali velenosi. La Cappella, però, fu sconsacrata a causa di numerosi atti osceni messi in mostra dalle donne infettate.

Queste donne erano attratte dai colori vivaci indossati dalla gente, e venivano fatte sfogare nella piazza principale, dove erano circondate da oggetti chiesti da loro. La donna ballava in modo scomposto e poco elegante fin quando non sconfiggeva simbolicamente il ragno che l’aveva morsa.

Di questa antica tradizione, caduta da tempo in disuso, oggi rimane solamente la componente del ballo. Sono diversi i gruppi che continuano la tradizione della Taranta come ballo popolare e folkloristico.

Il processo di cura fase per fase

La rappresentazione ha inizio quando il “tarantato” avverte i segni premonitori, per lo più di tipo neurovegetativi o psichici.

Generalmente egli chiede che sia eseguita della musica e dà quindi inizio ad una danza incessante ed esasperata che ha lo scopo di diagnosticare il tipo di taranta che lo ha morso (“libertina”, “triste e muta”, “tempestosa”, ecc.).

Successivamente si passa ad una fase di “esplorazione cromatica” nella quale il malato è attratto da indumenti, generalmente fazzoletti, i cui colori corrispondono a quelli della taranta che lo avrebbe morso.

Talvolta l’attrazione si manifesta con atteggiamenti aggressivi nei confronti di persone che indossano abiti vistosamente colorati e che fanno cerchio intorno all’ammalato.

Nella terza fase, coreutica, si manifestano nel tarantato i sintomi di possessione di volta in volta epilettoide, depressivo-melancolici o limitati ad uno stato pseudo-stuporoso.

La fase coreutica si svolge con un alternarsi di atteggiamenti espiatori – convulsioni epilettiformi o posture stereotipate. Questi sono anche accompagnati da apparente perdita di contatto con l’ambiente circostante e liberatori con pantomime che simulano l’identificazione dell’ammalato con la taranta.

Il rituale termina con un simbolico calpestamento della taranta che simboleggia la “liberazione” dell’ammalato e la riuscita del rituale di esorcismo.

Cosa rimane oggi a Galatina

Il 29 giugno a Galatina è un giorno speciale. Nella notte di San Pietro e Paolo viene effettuata la rievocazione della Danza delle Tarantole. Si tratta di un antico rituale con cui venivano esorcizzate, tra danze a ritmo sfrenato, le cosiddette “tarantate” le donne morse dalle tarantole e da esse “possedute”.

Durante la Danza delle Tarantole, l’intero borgo di Galatina si veste a festa e lascia spazio ai ballerini di taranta e di pizzica. La loro esibizione somiglia a un suggestivo rituale fatto di ritmi e movimenti frenetici.

Vengono eseguite figure tradizionali che li vedono, a volte, ruotare, a volte prendersi per mano o intrecciare le braccia. I tamburelli accompagnano le danze e le ricette della tradizione sprigionano tutt’attorno i loro profumi ed i loro sapori.

La festa prende il via il 28 giugno, con l’arrivo in Piazza San Pietro delle “tarantate” che passano le porte della città a bordo di un carretto accompagnate dalla musica, per poi giungere alla cappella di San Paolo.

A partire dalla mezzanotte suonatori e tamburellisti si riuniscono spontaneamente per celebrare la notte di San Paolo al ritmo di musica. La mattina del 29 si svolge, invece, il tipico rituale terapeutico del tarantismo, come descritto nei paragrafi precedenti.

A Galatina, quindi, ogni anno è possibile vivere l’incontro tra tradizione popolare e legame con la città.

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